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ANELLO EXPLORING "GLI ANTICHI CALANCHI"


ANELLO RIDE ANTICHI CALANCHI 69,3 chilometri - Medio
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Da vedere

Un percorso di media lunghezza ma reso impegnativo dalle continue ripide salite scavate fra i calanchi, le quali ad eccezione di un tratto che costeggia il centro storico di Faenza non danno tregua per tutta la giornata.

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Il percorso è un tributo alla geologia, all'azione perenne della pioggia sulle pendici dell'Appennino, alla sua attività di escavazione fra le argille che porta alla luce quella verità calcarea che solca l'Italia da nord a sud per mille chilometri.

I calanchi sono i veri protagonisti di strade dove l'azione ingegneristica dell'uomo si è solo potuta piegare alle coordinate stabilite dalla natura, formando un tracciato che è una dicotomia di vigneti, rocche e castelli, cifra stilistica di un paesaggio che l'avvento dell'industrializzazione è riuscito a incidere solo in superficie.

Il [[Sangiovese]] – vitigno romagnolo per eccellenza – è ancora il sovrano dei colli che si spalancano a fianco della strada che, attraverso il passo delle Calbane (3,6 km con pendenza media al 5%), conduce a Brisighella.

La rocca di Riolo Terme e la [[Torre del Marino]] sono il prologo di una teoria di castelli che da Brisighella e dalla sua [[rocca veneziana]] si sussegue ininterrotta.

Queste colline erano un terreno fertile per chiunque cercasse materiali per erigere fortini: arrivati in vetta al passo della Carla (1,2 chilometri al 9,2% di pendenza media, con punte al 12%) è possibile ammirarli in quello che è quasi un 360 gradi. Da una parte il monte di [[Rontana]] e [[Monte Mauro]] – qui la vegetazione cela i resti delle rocche – dall'altra il [[Castellaccio della Pietramora]] e, poco più a sud, il rilievo di Ceparano, sulla cui vetta è seminascosto dalla vegetazione il castello oggetto di scavi archeologici, ancora in ottimo stato di conservazione.

Qui era lo Spungone il materiale adottato per le costruzioni, ricavato da un affioramento aspro quanto la salita che da Moronico sale verso la Pietramora, per 5 chilometri al 5,1% di pendenza, resa durissima dal sole a picco e da un lungo tratto fra il 10 e il 14%.

La strada non dà tregua: il «muro» di via Croce – novecento metri alla media del'11,2%, con due tratti al 15% – non lascia neppure riprendere fiato. Da San Mamante segue un breve tratto in salita in direzione di Oriolo: si pedala nelle terre del [[Centesimino]], vitigno coltivato esclusivamente qui, in 21 ettari proprietà di sole otto cantine. Il tratto di pianura che accompagna sotto le mura di [[Faenza]] anticipa la nuova salita in direzione di Castel Raniero e dei poderi de La Berta. Concludono la giornata il falsopiano in direzione della Pideura e gli strappi dei Vernelli (800 metri al 10% di pendenza media, con punte al 15%).

Luoghi di interesse

Riolo Terme / Brisighella / Castellaccio della Pietramora e castelli nelle vicinanze (Rontana, Ceparano, Monte Mauro) / Cantine di Oriolo!/ Faenza / Cantine di Castel Raniero

MASSELLINA BIKE TOUR


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RIOLO TERME BH1 ANELLO EXPLORING CASOLA VALSENIO E POGGIOLO VALLE SINTRIA


Riolo Terme BH1 - Anello Exploring Casola Valsenio e Poggiolo Valle Sintria 49,3 chilometri - Medio ELETTRICO
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Da vedere

La salita verso Monte Mauro e la prosecuzione verso Monte Albano disegnano un percorso che si addentra nell'Appennino fino al Poggiolo

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E' un luogo finito ai margini della modernità ed ora al centro della riscossa appenninica che ha visto risorgere borghi e gruppi di abitazioni abbandonate da decenni. Il Poggiolo e i monti circostanti sono il cuore di un percorso che si snoda da alcune delle cime più frequentate dell'appennino faentino, per arrivare ad altre più misconosciute quali il Monte Cece.

Il tracciato, dopo un inizio consacrato a mete frequentatissime come [[Monte Mauro]] e Monte Albano – raggiunto attraverso un susseguirsi di asfalto e sterrato, seguendo una sorta di crinale – mette nel mirino l'Appennino più profondo, puntando l'orizzonte verso luoghi in linea d'aria vicinissimi alla via Emilia o a Firenze, eppure a lungo così lontani.

L'esistenza di una direttrice che unisce Casola Valsenio a Marradi – i due centri più importanti delle alte valli del Senio e del Lamone, gli ultimi prima di Borgo San Lorenzo, molte decine di chilometri più in là – era finita quasi cancellata dalla memoria. Aveva perfino perso il proprio nome: i rari ciclisti che si avventuravano da queste parti la indicavano solo come il luogo «oltre il punto in cui finisce la strada del Poggiolo», quasi fosse l'Erebo dove secondo gli antichi greci perfino l'oceano terminava di esistere.

Da alcuni anni il cuore della vallata è tornato a battere: prima con l'osservatorio di Monte Romano – che d'estate porta centinaia di persone a salire fino a quella prima cima e a chiedersi inevitabilmente cosa ci sia oltre – e poi con il progressivo ripopolamento di diversi casolari abbandonati, accompagnati anche al ripristino delle coltivazioni nei terreni adiacenti. Fra i nuovi abitanti della vallata c'è chi è arrivato dalla Spagna, ma anche chi ha conosciuto faentini nel corso di viaggi in Sudamerica, rimanendo sedotto dai loro racconti.

La via del Cerro che da Casola Valsenio conduce al [[Poggiolo]], e di lì a San Martino in Gattara, sembra acquisire nuova vita metro dopo metro, nonostante la pendenza media al 6,9% che caratterizza i 2,8 km di salita (con punte al 14%), su asfalto irregolare. Sulla sinistra si nota il [[Monte Cece]], cima non risparmiata dai combattimenti avvenuti nel '44 sul vicino Monte Battaglia.

Il Poggiolo è la vera meta del percorso, nel cuore dell'Appennino più segreto: da qui la strada scende dolcemente verso Zattaglia e Riolo Terme, attraverso le campagne.

Luoghi di interesse

Monte Mauro / Monte Albano / Casola Valsenio / Il Poggiolo / Riolo Terme

RIOLO TERME BH2 ANELLO EXPLORING TORRI E ROCCHE DELLA VENA DEL GESSO


Riolo Terme BH2 - Anello Exploring Torri e Rocche della Vena del Gesso 36,4 chilometri - Medio ELETTRICO
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Da vedere

La scalata al Monte Rinaldo è il prologo di un percorso che tocca una dopo l'altra le rocche che segnano lo skyline dei dintorni di Brisighella

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Estrazione e costruzione. Sono le due cifre caratteristiche del rapporto coltivato dall'uomo sui gessi fin dall'antichità, quando i primi europei privi di attrezzi particolarmente efficaci nell'affrontare la pietra furono fatalmente sedotti da quell'affioramento oggi noto come Vena del Gesso, ricco di punti in cui ricavare materiale da costruzione senza difficoltà.

Ciò che veniva estratto non tardava molto ad essere nuovamente posato al suolo, dove trovava una seconda vita come materiale da costruzione. E' così che si spiega lo sbocciare di rocche e castelli disseminati ovunque da queste parti – alcuni pressoché scomparsi, come quello che sorgeva sulla vetta di [[Monte Mauro]] – altri recentemente riportati alla vita (è il caso del [[castello di Rontana]], oggetto ogni estate di intense campagne di scavi archeologici), altri ancora perfettamente conservati, come per la [[Torre del Marino]], facilmente raggiungibile da [[Riolo Terme]].

Il percorso che da qui conduce a Monte Rinaldo, in un paesaggio solcato dai calanchi, transita proprio al cospetto della torre eretta nel XV secolo, inconfondibile per le merlature e le feritoie di cui è costellata, oggi immancabile luogo di nidificazione per i volatili del territorio. Da Monte Rinaldo il percorso segue via Rio Chiè, immersa nel verde, per raggiungere Brisighella e i suoi tre colli. Dal borgo si sale e si scende prima in direzione della [[Rocca Veneziana]] – il maggior lascito del brevissimo dominio dei dogi sulla Romagna, prolungatosi per appena pochi anni ad inizio Cinquecento e in fretta dimenticato – e poi verso il [[Museo geologico]], poco oltre il [[Santuario del Monticino]]. Qui è la preistoria a parlare, con le sagome in corten dei fossili rinvenuti nelle grotte: mastodonti, riconoceronti, iene, scimmie, coccodrilli e addirittura un oritteropo.

Anche il [[Rifugio Ca' Carnè]], posto poco oltre sul percorso e da visitare per il suo museo piccolo museo di storia naturale, sorge ai piedi di una rocca, benché scomparsa. I resti del castello di Rontana da qui non sono visibili: è tuttavia sufficiente puntare in direzione sud, prendendo come punti di riferimento la croce di Rontana o le vicine antenne, per trovarsi all'improvviso nella Romagna dell'anno Mille.

Il Monte Sacco è l'ultima asperità della giornata, prima del ritorno a Riolo attraverso le campagne.

Luoghi di interesse

Riolo Terme / Torre del Marino / Brisighella con la Rocca Veneziana / Chiesa del Monticino / Museo geologico del Monticino / Monte di Rontana con gli scavi archeologici / Rifugio Ca' Carné

RIOLO TERME BH3 ANELLO EXPLORING MONTE MAURO


Riolo Terme BH3 - Anello Exploring Monte Mauro 19 chilometri - Difficile ELETTRICO
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Da vedere

Alla scoperta del Parco e dell'antico Borgo dei Crivellari, uno dei rarissimi nuclei sorti direttamente sul gesso

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«Appiattito sotto Monte Mauro». Le parole usate da Luigi Donati per descrivere il borgo oggi semiabbandonato dei Crivellari sono una panoramica sulla vita, le traversie e il progressivo abbandono di questo frammento di Romagna da parte dei suoi abitanti.

Attestato sin dal XIII secolo, il borgo dei Crivellari rappresenta uno dei rarissimi nuclei sorti direttamente sulle evaporiti. Una sfida alla natura dettata dalla scelta di affiancare l'agricoltura all'estrazione del gesso – in un contesto ambientale dove le risorse idriche erano però scarse e compromesse dalla vicinanza proprio con la Vena – e che nel Dopoguerra porterà i suoi ultimi abitanti ad alzare bandiera bianca dinanzi ai gessi e alla durezza dell'habitat che caratterizzano.

Il percorso raggiunge i Crivellari dalla cima di Monte Mauro: a meno di 8 km dalla partenza si è già al cospetto dell'ultimo tratto di sentiero in direzione della vetta. La Pieve di Santa Maria in Tiberiaco è proprio lì di fronte, sopravvissuta al castello di cui si ha notizia già nell'anno 932 – attestato come «castrum Tiberiacis» – ma di cui non rimangono che i resti.

Il passato di questa porzione di Appennino è dappertutto: l'occhio più esperto troverà tracce di antiche cave – che secoli o millenni fa avevano una dimensione poco più che familiare – pressoché ovunque. Il luogo dove più si materializzano scene tratte dal passato è poco più a ovest, oltre le Doline di Monte Mauro, la sella di Ca' Faggia e la stessa Ca' Faggia. Una discesa frastagliata conduce infatti ai [[Crivellari]], borgo omonimo della vicina grotta, dove gli abitanti custodivano olio, vino e prodotti alimentari, faticosamente strappati alla terra ovunque assediata dai gessi.

Da sempre uno dei punti d'accesso alla Vena, sin dai tempi in cui la sua ragione di esistere coincideva con l'estrazione di materiali, oggi è soprattutto il punto obbligato per tentare la salita in direzione del Monte della Volpe, «l'altra cima» della Vena, uguale ma soprattutto contraria, più selvaggia, meno frequentata, «meno addomesticata». In questo punto la vallata del Senio, in corrispondenza di Borgo Rivola, forma una sorta di gola: Sasso Letroso, rilievo sull'altro lato della valle, è ad appena un chilometro in linea d'aria. Un percorso ciclabile immerso nel verde del parco fluviale si ricongiunge poi a Riolo in corrispondenza delle [[Terme]].

Luoghi di interesse

Riolo Terme / Monte Mauro con la Pieve di Santa Maria in Tiberiaco e i resti del castello / Doline di Monte Mauro / Borgo semiabbandonato dei Crivellari / Parco fluviale del Senio / Terme di Riolo

RIOLO TERME BH4 ANELLO EXPLORING MONTE BATTAGLIA


Riolo Terme BH4 - 49,6 chilometri - Medio
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Da vedere

L'ascesa al Monte Battaglia, da cui la vista corre fino all'Adriatico, è la maggiore asperità della giornata, cominciata tuttavia con l'impegnativa salita della Gallisterna.

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Il percorso è un tributo al [[Monte Battaglia]] e a ciò che significò per la storia d'Italia. La cima del monte è sovrastata dai resti della rocca eretta una prima volta in epoca longobarda (il toponimo potrebbe essere eredità di uno scontro armato che ebbe luogo qui fra goti e bizantini, nell'Alto Medioevo), poi ampiamente rimaneggiata in nell'era tardomedievale, e recentemente restaurata.

Sono però le vicende contemporanee ad avere segnato la storia di questo sito, citato addirittura come «la piccola Cassino» per la violenza della battaglia che infuriò fra il settembre e l'ottobre del '44, quando circa trecento partigiani della 36a Brigata Garibaldi – poi raggiunti da uomini della Fanteria americana – furono impegnati per settimane per mantenere il possesso della rocca, pesantemente attaccata dall'artiglieria tedesca.

Più di tremila uomini persero la vita durante la carneficina, che vide Alleati e partigiani prevalere, impiantando un bastione dal quale sarebbero poi partiti, molti mesi dopo, per liberare Imola, Faenza e Ravenna. Un sacrificio oggi testimoniato dal [[monumento in bronzo]] dedicato alla Resistenza, alla Liberazione e alla pace tra i popoli, nel quale lo scultore Aldo Rontini rievocò lo scontro di David contro Golia.

Il Monte Battaglia è la maggiore asperità del percorso, che prima di raggiungere la vallata del Santerno si concede comunque, subito dopo la partenza da Riolo, una prima impegnativa ascesa della Gallisterna (sulle cui micidiali punte al 15% si è deciso l'ultimo mondiale di ciclismo), dalla cui cima si scende non in direzione di Imola ma di Codrignano, lungo una strada in gran parte sterrata. Appena una manciata di chilometri di falsopiano separa dall'inizio della salita del Prugno.

La rocca di Monte Battaglia, sulla destra, si affaccia per qualche breve istante lungo la salita prima di diventare una presenza costante, all'inizio lontanissima, poi sempre più nitida.

Arrivati in cima al passo non si fa immediatamente rotta per [[Casola Valsenio]], ma si svolta a destra e si prosegue per 3,7 chilometri, che portano l'altimetria a salire fino ai 715 metri di Monte Battaglia.

Prima di ridiscendere in direzione di Casola Valsenio e di [[Riolo Terme]] è d'obbligo uno sguardo alla rocca, restaurata ma ancora fiera portatrice dei segni del tempo che l'hanno resa immortale, al monumento alla Liberazione, ma anche al mare Adriatico, visibile nelle giornate più limpide.

Luoghi di interesse

Riolo Terme / Monte Battaglia con il Monumento alla Resistenza, alla Liberazione e alla pace tra i popoli / Giardino delle Erbe Rinaldi Ceroni / Casola Valsenio / Il Cardello / Abbazia di Valsenio / Terme di Riolo

RIOLO TERME BH5 ANELLO EXPLORING CRIVELLARI


Riolo Terme BH5 - Anello Exploring Monte Mauro e le cave di lapis specularis, «il vetro dei romani» 24 chilometri - Facile
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Da vedere

Vero e proprio scrigno fra storia e geologia, Monte Mauro è il cuore della Vena del Gesso, il luogo in cui sono concentrate le tracce del rapporto dell'uomo in particolare con il lapis specularis, cristalli trasparenti di gesso che i Romani utilizzavano come antenato del vetro.

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Per i Romani la Vena del Gesso era soprattutto la vena del lapis specularis, «il vetro di Roma», varietà cristallina di gesso citata già da Plinio, che duemila anni fa veniva utilizzata in edilizia ma anche come oggetto di lusso, elemento che nella vita di ogni abitante dei primi secoli dell'Impero aveva una rilevanza assoluta. Monte Mauro è lo scrigno italiano dove è più facile imbattersi nei segni delle attività estrattive volte a ricavare i cristalli trasparenti di lapis specularis, utilizzati dai romani per le finestre come antenato del vetro.

Trincee, grotte allargate dall'intervento umano, gallerie di nuova escavazione, depositi di scarti di produzione: la mano dell'uomo sin dall'antichità qui ha lasciato le sue tracce. In nessun altro sito al di fuori della penisola iberica è stato rinvenuto un maggior numero di cave romane.

Qui tutto parla di gesso e di lapis specularis, di estrazioni, di materiale rinvenuto e subito riutilizzato per le costruzioni: Ca' di Sasso, Pietra di Luna, e in particolare Ca' Toresina, poco lontana dal percorso, dove sorge una cava scoperta nel 2014 e diventata visitabile nel 2020, ricchissima di tracce di scalpellature e lavorazione del lapis.

Il percorso punta in direzione dell'antico «castrum Tiberiacis» prima ancora di essere diventato sentiero, quando si è lasciato dietro di sé la provinciale da appena pochi metri. Monte Mauro qui è soprattutto un'idea, un orizzonte cui avvicinarsi seguendo il percorso più lungo, che lo circonda quasi a 360 gradi.

Il sentiero ricomincia a salire solo una volta arrivati al cospetto del [[Monte Incisa]]: da qui l'ascesa è regolare sul fianco di questa sorta di anticima e poi sulle pendici di Monte Mauro, con la vetta sempre fedele punto di riferimento sulla destra. E' quasi senza accorgersene che il percorso ha disegnato uno scollinamento dalla vallata data del Senio a quella del Sintria, il fiume che attraversa l'abitato di Zattaglia, adagiato all'ombra di Monte Mauro.

E' arrivati alla [[Pieve di Santa Maria in Tiberiaco]], che sorge pochi metri più in basso rispetto alle rovine del castello, citato una prima volta nell'anno 932, che si comprende l'importanza di questo rilievo nelle vite quotidiane delle popolazioni che si avvicendarono nel possesso della cima, prezioso punto di osservazione su entrambe le vallate: la vista spazia da un lato verso la pianura, e dall'altro fino al crinale appenninico. Il ritorno a Riolo avviene in corrispondenza delle [[Terme]].

Luoghi di interesse

Riolo Terme / Monte Mauro con la Pieve di Santa Maria in Tiberiaco e i resti del castello / Doline di Monte Mauro / Cava di lapis specularis di Ca' Toresina / Parco fluviale del Senio / Terme di Riolo

RIOLO TERME BH6 ANELLO EXPLORING VENA DEL GESSO


Riolo Terme BH6 - Anello Exploring Vena del Gesso 33 chilometri - Facile
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Da vedere

Monte Mauro e il Monte di Rontana sono le due asperità di un percorso che in trentatré chilometri porta a coprire un dislivello di quasi ottocento metri, pressoché equamente suddivisi fra la prima e la seconda salita.

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Così simili e così diversi, Monte Mauro e il Monte di Rontana sono le due vette più note e frequentate dell'Appennino faentino.

Cima più alta della Vena del Gesso il primo, che ha conservato intaccato il suo ruolo di meta finale per chiunque tenti l'ascesa a piedi o in mountain bike, luogo ancora prettamente agricolo il secondo, avvolto dai circa 90mila ulivi dove nasce il Brisighello (olio che già nel nome si presenta come lo sposo del borgo appena più a valle), diventati, con i percorsi che li attraversano, un vero e proprio [[Museo all'aperto dell'olio di Brisighella]].

Mentre Monte Mauro ha da tempo perso il castello che lo sovrastava, del quale non rimangono che pochi resti, ed è maggiormente identificato con la [[Pieve di Santa Maria in Tiberiaco]] che sorge pochi metri più in basso, a Rontana gli equilibri sono in procinto di cambiare. La cima è ancora identificata con la colossale croce in cemento visibile da tutta la vallata, eppure Rontana sta gradualmente tornando sinonimo della rocca che sorgeva sulla vetta: un castello circondato da un vero e proprio borgo, che nel periodo di massimo splendore, quando le colline erano già popolate dagli ulivi ma prive di vegetazione, doveva risaltare con i suoi toni chiari da molti chilometri di distanza, e che gli [[scavi archeologici]] stanno riportando alla luce metro dopo metro.

Arrivati in cima a Monte Mauro, Rontana è già chiaramente visibile: non resta che discendere lungo il lato sud del colle e attraversare il centro di Zattaglia, borgo sul Sintria a metà strada fra i due rilievi.

Arrivati quasi in cima al passo della Valletta si lascia la strada principale per imboccare il sentiero 505, in direzione del [[Rifugio Ca' Carnè]], primo nucleo dell'area protetta che sarebbe poi diventata il Parco della Vena del Gesso, all'ombra dei rilievi che conducono al [[Monte di Rontana]]. E' di gran lunga il punto più frequentato dell'intero parco, quello in cui qualunque faentino ha pranzato almeno una volta nella vita.

Un luogo che è stato vittima dell'abbandono – la pieve di Rontana è ormai privata – ma che sta risorgendo grazie agli scavi archeologici e al nuovo sentiero degli Alpini che porta fino in vetta.

Il percorso si ricongiunge alla strada asfaltata che scende da Rontana solo per pochi chilometri, prima di costeggiare il Sintria e attraversare due suggestivi ponti sul Senio, quando si è ormai di nuovo a Riolo.

Luoghi di interesse

Riolo Terme / Monte Mauro con la Pieve di Santa Maria in Tiberiaco e i resti del castello / Museo all'aperto dell'Olio di Brisighella Zattaglia / Monte di Rontana con gli scavi archeologici / Pieve di Rontana / Rifugio Ca' Carnè / Torrente Senio

GRAVEL

ANELLO EXPLORING FRA GESSI E CALANCHI


Anello exploring Fra gessi e calanchi 28,6 chilometri – Medio
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Da vedere

Il percorso si snoda quasi tutto al cospetto di Monte Mauro, la cima più alta della Vena del Gesso, affrontata dal versante sud alternando tratti in asfalto ad altri su strada bianca, senza tralasciare alcune porzioni di sterrato.

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Terra, ghiaia, asfalto. I sentieri e le strade calpestati dagli uomini che sin dall'antichità hanno frequentato Monte Mauro sono un atlante del rapporto fra uomo e natura.

Prima dell'età moderna erano pochi i motivi che spingevano gli uomini ad arrampicarsi sulle vette dell'Appennino: da quelli devozionali a quelli più squisitamente venatori, ma soprattutto per cercare quei materiali che nelle vallate era più difficile trovare.

La storia di [[Monte Mauro]] è fatta di gessi e lapis specularis (cristalli di gesso che già i romani utilizzavano come alternativa più economica rispetto al vetro, prelevati ad esempio nella vicina [[cava di Ca' Toresina]]), di sentieri che si inerpicano sul colle fino a richiedere l'utilizzo di ghiaia e pavimentazione. Quando l'asfalto è arrivato da queste parti Monte Mauro era ormai già un luogo deputato all'escursionismo, non più la cava a cielo aperto che era stato per millenni.

La strada che da [[Riolo Terme]] conduce qui prevede un prologo sulla pista ciclabile costruita a fianco degli argini del [[Senio]], nell'abitato di Isola. Da lì si prosegue sull'asfalto in direzione di Riolo Terme e poi di Zattaglia.

Risalendo la vallata del Sintria Monte Mauro diventa una presenza costante sulla destra, stagliandosi verso il cielo più di quanto i suoi 515 metri sul livello del mare lascerebbero presagire.

La sua altezza suscita rispetto fra ciclisti ed escursionisti ma anche tra i cartografi: l'[[Alta via dei Parchi]] si discosta dal crinale appenninico proprio per passare di qui, omaggiando la Vena del Gesso e la sua vetta più alta.

Le rampe in direzione di Ca' di Sasso si inerpicano sul fianco del monte non appena ci si è lasciata dietro la provinciale, fino a che una piccola strada bianca costeggia l'omonimo rio, prima di diventare un sentiero.

Si pedala qui in un ambiente dove tutto parla della Vena del Gesso e di come il suo sviluppo ha modificato l'ambiente circostante: il percorso costeggia prima a nord il Monte Incisa (una sorta di anticima) e poi le incantevoli [[doline di Monte Mauro]] (immediatamente a ovest), testimonianza di quanto questa porzione del territorio porti su di sé le tracce del carsismo.

Dalla Canovetta il sentiero scende a fianco del rio Ferrato fino quasi a Riolo.

Le terme sono poco più in là: il percorso, comunque piuttosto breve, consente di apprezzare un'ultima volta la pista sugli argini del Senio, prima di condurre a destinazione.

Luoghi di interesse

Riolo Terme / Terme di Riolo / Monte Mauro con la Pieve di Santa Maria in Tiberiaco / Dolina di Monte Mauro / Cava di Ca' Toresina / Argini del Senio

ANELLO EXPLORING TEBANO E STRADA DEL SANGIOVESE


Anello exploring Tebano e Strada del Sangiovese 57,4 chilometri - Medio
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Da vedere

Le ascese a Monte Rinaldo e al Monte Ghebbio sono i due momenti culminanti del percorso, intervallati dalle più morbide rampe che conducono in vetta alla Pideura.

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E' proprio lì dove l'Appennino incontra la pianura che gli strappi in salita sono più corti e aspri, le discese più ripide, le strade più imprevedibili, in equilibrio tra l'asfalto e la ghiaia, lo sterrato e i resti di direttrici non più frequentate.

E' l'habitat naturale degli amanti del gravel: a due passi dalla città eppure già così immersi nella natura.

Il percorso che prevede una doppia ascesa al colle della Pideura e le salite fin quasi sulla vetta di [[Monte Rinaldo]] e del [[Monte Ghebbio]] richiede un intenso lavoro delle dita attorno alle levette del cambio, unito a un attento dosaggio della presa delle mani sul manubrio: ben salda quando le ruote si arrampicano sulla terra brulla, più morbida nella lunga e veloce discesa asfaltata verso Brisighella.

Si pedala nelle [[terre del Sangiovese]], vitigno la cui prima attestazione risale a un documento medievale rinvenuto a Casola Valsenio, con il quale molti romagnoli si dice siano stati addirittura battezzati.

Anche in un territorio in cui è così forte il legame tra uomo e ambiente esistono quelle che in gergo ciclistico verrebbero definite salite «inedite»: contrariamente ai versanti della Pideura, che molti saprebbero valicare a occhi chiusi, Monte Ghebbio e Monte Rinaldo sono diventati frequentati più di recente, in parte grazie al boom delle mountain bike e delle gravel.

Una volta terminata la discesa dalla Pideura, c'è appena il tempo di tirare il fiato prima che la strada ricominci a salire verso il colle di [[Montecchio]]: è un vero e proprio tuffo nella storia, indietro fino all'epoca preromana, quando qui vivevano etruschi capaci di lasciare testimonianze rinvenute pochi anni fa. Monte Rinaldo da allora non è cambiato: è facile pensare sia rimasto il solitario sperone gessoso che è ora. L'unica differenza rispetto a quanto accadeva duemilacinquecento o cinquanta anni fa è che lo si può raggiungere pedalando. La discesa verso [[Brisighella]], lungo via Rio Chiè, è piuttosto veloce e immersa nella vegetazione. Quanto basta prima di attaccare nuovamente la Pideura, in senso opposto: a cambiare è la discesa, non più verso Pergola ma in direzione dei [[Monti Coralli]].

Il ritorno a Riolo Terme è preceduto dall'ascesa a Monte Ghebbio, un luogo dove ancora poche bici si avventurano. Il panorama è quello intessuto di viti e [[calanchi]], in equilibrio tra la terra che abbraccia l'uomo e quella che lotta per respingerlo. [[Riolo Terme]] è poco distante, appena al termine della discesa.

Luoghi di interesse

Centro storico di Brisighella / Rocca dei Veneziani / Montecchio / Crossodromo dei Monti Coralli / Calanchi di Monte Rinaldo / Calanchi di Riolo Terme / Centro storico di Riolo Terme

ANELLO EXPLORING PIETRAMORA DI MARZENO


Anello exploring Pietramora di Marzeno 70,07 chilometri – Medio
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Da vedere

L'ascesa al Monte Campana e quella alla Pietramora disegnano un susseguirsi di salite in un panorama mutevole, che dal primissimo Appennino sale fino alla vetta vagamente alpina del Castellaccio.

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La Pietramora è il Castellaccio, e il Castellaccio è la Pietramora. La salita al monte che domina Faenza – riconoscibile da tutto il fondovalle per via della silhouette e delle antenne che sorgono sulla cima, a pochi metri di distanza dal [[Castellaccio]] di epoca medievale – si presenta come una sorta di Mont Ventoux appenninico, dove più che le pendenze, comunque importanti, a scandire le fatiche dell'ascesa sono il sole a picco, la pressoché totale assenza di ombra, e la presenza costante del panorama subito al di là della carreggiata stradale.

La [[Pietramora]] comincia a stagliarsi all'orizzonte già sulla seconda salita della giornata, quella che da Villa Gessi, sulla strada che collega Faenza a Sarna, conduce alla cima di Monte Campana. L'ascesa è per gli amanti del gravel, per chi preferisce che sia la strada a sorprenderlo, svelandogli solo una volta passata ciascuna curva se quella su cui si troverà a pedalare sarà una direttrice asfaltata caduta in disuso, una strada bianca o semplicemente un percorso scavato fra i campi dal ripetuto rincorrersi delle ruote.

Arrivati in vetta al [[Monte Campana]], cui si giunge dopo essersi lasciati alle spalle già le Caibane (subito dopo la partenza da [[Riolo Terme]]), il panorama è quello dei calanchi tipici dell'Appennino faentino: lo sguardo però correrà immediatamente altrove, verso la cima di colore scuro della Pietramora.

Il percorso sceglie di affrontarla dal versante opposto rispetto a quello che sale da Marzeno, preferendo porre nel mezzo un altro colle, quello di Agello: un susseguirsi di strettissimi tornanti conduce rapidamente sulla cima, caratteristica perché una piccola macchia di alberi funge da confine fra i panorami sulla vallata del Marzeno e su quella laterale che costeggia il Monte Lodolone.

E' proprio quest'ultima cima a condurre alla Pietramora: la salita, di 3,2 chilometri, presenta lunghi tratti al 9% di pendenza, intervallati da uno strappo al 15%. Le ultime centinaia di metri, all'11%, sono un tributo alla geologia di questa parte d'Appennino così più aspra rispetto a quelle circostanti: si è sullo [[Spungone]], un affioramento calcareo del medio Pliocene, che proprio per la sua conformazione attirò a sé gli abitanti di queste zone già nel Medioevo, portandoli a erigere una successione di castelli fra cui la [[Rocca di Ceparano]] e appunto il Castellaccio.

La discesa verso Marzeno è veloce, scandita da lunghi rettilinei. Il ritorno a Riolo Terme prevede due altre salite: la Carla (1,2 km al 9%, con punte al al 12%) e nuovamente le Caibane, subito dopo [[Brisighella]].

Luoghi di interesse

Brisighella / Grotta della Tanaccia / Santuario del Monticino / Museo geologico del Monticino / Calanchi della Carla / Castellaccio della Pietramora / Torre di Ceparano

ANELLO EXPLORING FRA GHIAIA E ARGINI


Anello exploring Fra ghiaia e argini 58,9 chilometri – Facile
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Da vedere

L'ascesa a Monte Ghebbio è l'asperità più importante in un percorso che prevede per il resto una serie di dolci saliscendi al limitare fra collina e pianura, là dove la campagna lascia la via Emilia per diventare gradualmente Appennino.

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Monte Ghebbio è per gli abitanti di [[Riolo Terme]] la cima per definizione, quella che per la propria scarsa docilità merita ancora occhiate reverenziali: un colle che contrariamente a Monte Mauro appare ancora non del tutto domato, pronto a respingere indietro chiunque tenti un approccio maldestro.

La vetta si staglia immediatamente a nordest di Riolo Terme. Il percorso sceglie di affrontarlo dal versante opposto: dopo aver toccato Castel Bolognese, si lascia la provinciale riolese pochi chilometri dopo, per puntare a ovest in direzione delle rampe che conducono sulla vetta della Serra.

La successione di tre brevi salite – quella della [[Serra]], quella del monte Querzola e infine lo stesso [[Monte Ghebbio]], a quota 240 metri (l'ascesa, di 3,1 chilometri, ha una pendenza media del 5,8%, ma con tre lunghe punte fra il 10% e l'11%) – conduce al cospetto di un panorama sull'intera vallata inimmaginabile fino a pochi chilometri prima, quando ancora si pedalava immersi nella pianura.

La vista su Riolo Terme è mozzafiato: è da qui che si coglie la sua natura di borgo sorto all'interno di una rocca, meno percepibile se si giunge lì dalla provinciale.

Al di sotto si staglia il percorso che si andrà poi a coprire, con il passaggio zigzagante sugli argini del Senio, un breve tratto di via Emilia subito oltre [[Castel Bolognese]], fino al Ponte del Castello, per poi tornare a pedalare nella campagna.

Il territorio è uno dei tanti che in epoca storica hanno costituito un confine fra la Romagna e l'Emilia. L'origine del nome di Castel Bolognese va ricercata qui, nella decisione dei bolognesi di erigere una fortezza che difendesse i loro possedimenti dalle intemperanze dei romagnoli.

Castel Bolognese è uno dei pochi comuni adagiati sulla via Emilia a non avere origini romane o preromane, e ai suoi abitanti sta benissimo così. La data sancita nell'atto notarile che condusse alla fondazione del castello – 13 aprile 1389 – costituisce quasi un unicum: Castel Bolognese è fra i pochi comuni della regione a ricordare il giorno in cui ha visto la luce.

Dall'abitato di Celle si fa nuovamente rotta in direzione dei primi colli, nello specifico quelli che conducono al crossodromo dei [[Monti Coralli]] e all'arcigna salita dei Vernelli, breve ma impegnativa.

E' però l'ultima fatica della giornata: Riolo Terme è poco lontana, ad appena qualche chilometro dopo il ponte sul [[Senio]] di Tebano.

Luoghi di interesse

Centro storico di Riolo Terme / Museo all'aperto Angelo Biancini di Castel Bolognese / Mulino Scodellino / Argini del Senio / Crossodromo dei Monti Coralli

ANELLO EXPLORING LUNGO FIUME E MOLINO SCODELLINO


Anello exploring Lungo fiume e Molino Scodellino 36,5 chilometri – Facile
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Da vedere

Il tratto di pianura che conduce fino al Molino Scodellino, nelle campagne a nord di Castel Bolognese, è riequilibrato dall'ascesa alla Serra e da quella, a tratti aspra, fino a Monte Ghebbio.

Scopri di più

Il fiume e i calanchi, il gesso e i canali. E' in uno dei punti in cui l'Appennino più si avvicina alla via Emilia, appena al di sotto del colle della Serra, che la dicotomia fra i primi aspri rilievi montuosi e i corsi d'acqua che li solcano si fa più forte e contemporaneamente si riduce quasi fino ad azzerarsi.

E' infatti qui, a pochi passi da un territorio disseminato di calanchi, che più di sei secoli fa nacque [[Castel Bolognese]], voluta dai felsinei quale fortezza a presidio dei loro possedimenti, continuamente minacciati dai romagnoli.

Perché si potesse costruire un castello era fondamentale un flusso costante di acqua: contestualmente nacque il [[canale dei Mulini]], che ancora oggi costeggia Castel Bolognese, dove è tornato da alcuni anni ad alimentare il Molino Scodellino con acque del Senio.

Il percorso che lo raggiunge si spinge a nord della via Emilia poco dopo la partenza da Riolo Terme: la direzione, per quasi cinque chilometri, è quella disegnata dagli [[argini del Senio]], raggiunti all'altezza di Tebano. Lo zigzagare del fiume conduce in breve tempo a Castel Bolognese e di lì al [[Molino Scodellino]], l'ultimo fra le analoghe strutture 300esche costruite per il sostentamento dei primissimi abitanti. Largamente rimaneggiato nel corso dei secoli – il granaio è del '700, la macchina pulitrice per il grano del secolo successivo, le macine degli anni '30 del Novecento – conserva ancora l'impianto originario degli anni della fondazione di Castel Bolognese, datata al 1389 (per l'esattezza al 13 aprile).

Un tempo era questo il confine fra la Romagna e i possedimenti di Bologna: il nome stesso di Castel Bolognese conserva l'eredità di quel periodo, benché oggi anche i più prudenti pongano idealmente “la frontiera” alcuni chilometri più a ovest.

Occorrono appena poche pedalate prima che le ruote, superata di nuovo Castel Bolognese, tornino a impennarsi: la salita della Serra (2,7 km al 4,7% di pendenza media) è il prologo di quella del monte Querzola, arricchita dallo strappo finale per [[Monte Ghebbio]] (3,1 chilometri con una media del 5,8%, intervallati da tre lunghe punte di pendenza fra il 10 e l'11%).

Dalla cima, fra un intersecarsi di calanchi, il panorama abbraccia tutto l'abitato di [[Riolo]], fino alle [[terme]] appena al di là del fiume, dove le tonalità verdi delle colline accompagnano la vista fino a Monte Mauro.

Luoghi di interesse

Centro storico di Riolo Terme / Mulino Scodellino / Museo all'aperto Angelo Biancini di Castel Bolognese / Argini del Senio / Terme di Riolo / Monte Ghebbio con il panorama su Riolo Terme e Monte Mauro