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ANELLO RIDE VENA DEL GESSO


76,3 chilometri – Difficile
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Il valico della Valletta, pressoché costantemente intorno al 10%, costituisce l'ostacolo maggiore di un percorso in cui si contano altre quattro salite

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Un abbraccio geologico che circonda pressoché l'intera Vena del Gesso, compiendo un tour a 360 gradi che è anche un viaggio indietro nel tempo fino a sei milioni di anni fa, in cui il saliscendi delle colline rievoca quello del livello del mare, che ha ripetutamente sommerso e riportato alla luce Monte Mauro e le altre cime.

Il percorso punta in direzione del versante nord della Vena già una volta che ci si è lasciata alle spalle Riolo Terme, in direzione di Brisighella attraverso il passo delle Calbane (3,6 km con pendenza media al 5%). La salita è inframmezzata da due lunghi falsopiani (da uno di questi si può raggiungere la [[Grotta della Tanaccia]]), durante i quali è possibile ammirare il lato della Vena che scende dolcemente verso la pianura, oggi ricoperto di boschi popolati da lupi, cervi, cinghiali, caprioli, volpi, tassi, istrici e gatti selvatici.

E' solo una volta arrivati a [[Brisighella]], risalendo la vallata verso Fognano, che il balzo indietro nel tempo diventa più evidente. Per potersene accorgere è però obbligatorio domare il passo della Valletta, 2,6 km al 10,3% di pendenza media, con punte che sfiorano il 13%. Una salita breve ma che sin da quando la strada si impenna non dà tregua: fu parte del percorso del Giro d'Italia 2015, e anche allora il gruppo si sparpagliò per tutta la salita. La discesa verso Zattaglia, lungo il versante meno ripido, spalanca la visuale su [[Monte Mauro]]: il gigante della Vena del Gesso si staglia con i suoi 515 metri di altezza isolato sulla vallata, celando appena dietro i suoi rilievi il lato sud della Vena, più aspro e roccioso.

Le salite di Monte Albano (4,7 km al 5,9%) e del Prugno (5,6 km al 5,9%), la prima in direzione di Casola Valsenio e la seconda da qui a Fontanelice, sono pedalabili: ci si può fermare al [[giardino delle Erbe Rinaldi Ceroni]], o anche solo alzare gli occhi sul panorama: i dodici strati il cui accumulo ha dato origine al Monte della Volpe testimoniano i cicli di sedimentazione risalenti a quando lo stretto di Gibilterra si chiuse e le acque del Mediterraneo evaporarono.

Un habitat che qui ha tutt'altri protagonisti, quali i rapaci – come falchi pellegrini, pecchiaioli e bianconi – che popolano le rupi, e le diciannove specie di pipistrelli, i quali nelle duecento grotte che punteggiano i gessi trovano uno dei loro santuari italiani.

[[Borgo Tossignano]] – dominato dai ruderi della rocca arrampicata sul crinale – è il luogo in cui l'interazione fra uomo e gessi appare più forte: arrivati qui c'è solo un'ultima asperità prima di tornare a Riolo: la salita di Gallisterna, 9 km al 2,6%, in susseguirsi di dolci saliscendi.

Luoghi di interesse

Riolo Terme / Grotta della Tanaccia / Brisighella / Monte Mauro con la pieve di Santa Maria in Tiberiaco / Casola Valsenio / Giardino delle Erbe Rinaldi Ceroni / Ruderi della Rocca di Tossignano

PERCORSO VALLI DI COMACCHIO


ANELLO RIDE VALLI DI COMACCHIO 146 chilometri - Facile
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La breve salita di via Giovannina (800 metri al 3,5%) lascia poi il posto a un percorso interamente pianeggiante fino a Comacchio

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Una pedalata nella Camargue italiana, in un luogo che è una delle porzioni del paese meno conosciute, fisicamente più inaccessibili di quanto la carta suggerisca.

La bicicletta è il modo migliore per avere contezza di quanto siano remoti le [[valli di Comacchio]] e l'habitat del delta del Po rispetto alle maggiori direttrici italiane.

Il percorso che conduce a Comacchio, partendo da Riolo Terme, disegna un'unica asperità nel momento in cui le ruote si arrampicano su un versante del colle della Serra, lungo via Giovannina: arrivati in cima, dopo uno strappo di 800 metri al 3,5%, la strada si spalanca conducendo a un lungo rettilineo che, seguendo il Santerno, porta nel cuore della [[Bassa Romagna]], attraversando Bagnara e costeggiando Sant'Agata, per poi fare rotta verso nordest, in direzione di [[Alfonsine]] e del corso del Reno.

Un paesaggio più che mai lineare ma in continua e impercettibile trasformazione, dal passato concitato e dal presente in evoluzione. Una volta arrivati sul Reno ci si trova infatti ad attraversare quello che era il Po di Primaro, il principale corso del fiume nell'epoca romana, quando la foce era ad appena 17 chilometri a nord di Ravenna.

Il tracciato, congiuntosi alle Valli di Comacchio poco dopo l'abitato di Anita, corre sul filo della storia tra la zona umida, a est – una delle più importanti d'Europa, amatissima dai birdwatcher che qui senza fatica possono imbattersi in fenicotteri, cicogne, cigni, gru, aironi e spatole – e, a ovest, la bonifica del Mezzano, un tempo anch'essa ricoperta dalle acque, oggi fra le maggiori aree italiane prive di insediamenti umani. Il paesaggio che conduce a [[Comacchio]] non a caso è lo stesso di quello che è forse il più grande classico del cinema horror italiano, “La casa dalle finestre che ridono” del maestro Pupi Avati (in città è possibile imbattersi in vari luoghi in cui furono girate delle scene). Eppure l'habitat del [[parco regionale del Delta del Po]] è tutt'altro che spettrale, trattandosi di uno dei paesaggi italiani più in trasformazione, in cui la lotta fra terra e acqua è costante e visibile, e dove il mare, nei decenni a venire, farà sempre più sentire la sua presenza. La vicenda ha anche dei contorni positivi: arriveranno dall'Adriatico alcune delle specie di cui ogni birdwatcher vorrebbe registrare il passaggio. Per il pellicano comune o per quello dalmatico occorrerà attendere ancora; per quanto riguarda invece l'aquila di mare, sostengono i naturalisti, non si tratta più di «se» ma di «quando».

Luoghi di interesse

Comacchio / Valli di Comacchio / Parco regionale del Delta del Po / Valle del Mezzano

PERCORSO VALLE DEL RABBI ROCCA DELLE CAMINATE


ANELLO RIDE VALLE DEL RABBI ROCCA DELLE CAMINATE 109 chilometri - Medio
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le ascese a Predappio Alta e alla Rocca delle Caminate, brevi ma ripide, concentrate in pochi chilometri, frastagliano per alcuni chilometri un percorso che per la maggior parte è un lungo saliscendi sulle prime colline

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Se c'è una salita che più di ogni altra racconta le fatiche dei campioni dell'epoca d'oro del ciclismo romagnolo è proprio quella che conduce alla Rocca delle Caminate.

E' qui che Vito Ortelli, Giuseppe Minardi, Aldo Ronconi ed Ercole Baldini venivano a cimentarsi su quella che fu una delle prime salite asfaltate della Romagna, primato che avrebbe mantenuto pressoché in solitaria per molti anni.

La salita congiunge infatti Predappio a quella che era una delle residenze di Mussolini durante gli anni del Ventennio.

Per chi si affanni oggi sui suoi diciotto stretti tornati, che disegnano 3,9 chilometri al 6% di pendenza media, è difficile pensare che qui i ciclisti trovassero condizioni migliori rispetto a quelle di quasi tutte le altre strade, eppure a lungo fu proprio così.

La strada che conduce a Predappio è la stessa che quei campioni avranno percorso centinaia di volte durante gli allenamenti: da [[Faenza]] (cui si arriva da Riolo attraverso Tebano), la strada punta verso Villagrappa, [[Castrocaro Terme]] e [[Pieve Salutare]]: si pedala per lunghi chilometri su strade di campagna poco frequentate, circondati dai vigneti, terra di [[cantine]] fra le più rinomate dell'Emilia Romagna. Prima di arrivare alla base della rampa per la Rocca delle Caminate è prevista un'altra salita, più breve ma ancora più dura: un'ascesa di appena 2,3 chilometri con una pendenza media all'8,3% e punte al 12%, che dal bivio di Montemaggiore conduce rapidamente a Predappio Alta, borgo collinare perfettamente conservato: l'ascesa termina praticamente nella piazza centrale. Il castello che domina la vallata è poco lontano: si tratta di una delle emergenze più riconoscibili di questa parte della Romagna. Ad essere irriconoscibile rispetto a come doveva apparire è invece la Rocca delle Caminate, anch'essa costruita una prima volta intorno all'anno Mille e ripetutamente danneggiata nel corso dei secoli, fino al terremoto del 1870 che la ridusse a un rudere. Negli anni '20, con una decisione che fa ancora rabbrividire gli storici dell'arte, la rocca fu poi ricostruita nello stile medievaleggiante che conserva tuttora.

Da qui il percorso fa rotta per San Lorenzo in Noceto, dove un breve falsopiano riconduce sul limitare della pianura, attraverso Vecchiazzano, Villagrappa, le campagne faentine e nuovamente Riolo Terme. Ultima asperità della giornata i Vernelli: 800 metri al 10% di pendenza media, con punte al 15%.

Luoghi di interesse

Faenza / Castrocaro Terme e Terra del Sole / Predappio Alta con il Castello / Rocca delle Caminate / Vigneti delle campagne fra Faenza e Forlì

PERCORSO PASSO DELLA SAMBUCA


ANELLO RIDE PASSO DELLA SAMBUCA 101,4 chilometri - Medio
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Un viaggio della Romagna più toscana, dove l'Appennino diventa quasi alpino, nelle terre del più maledetto dei poeti italiani. Il percorso che porta al passo della Sambuca è un'ode al ciclismo nella sua dimensione più vicina al cielo, e cioè quella delle lunghe scalate tipiche delle Alpi, ma disseminate anche qua e là sugli Appennini.

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Il passo della Sambuca è una di queste: è qui che i professionisti con base nella Romagna faentina venivano a “provare la gamba” in vista delle tappe dolomitiche del Giro d'Italia o di quelle alpine del Tour de France.

Sono dieci i chilometri della salita, quasi tutta piuttosto regolare ad eccezione di alcuni tornanti, i quali non increspano eccessivamente la pendenza media del 5,9%. L'ascesa ai 1080 metri del passo è scandita da viste mozzafiato che non abbandonano mai il ciclista sin da quando si è lasciato alle spalle Palazzuolo.

Il ricongiungimento con la vallata del Lamone è scandito dalla breve salita di Prato all'Albero, dalla quale si raggiunge poi il passo della Colla. Qui l'ode diventa sonetto, nello specifico quello che costituisce il materiale umano che compone i Canti Orfici, l'unica pubblicazione di cui fu autore in vita Dino Campana.

La poetica del marradese, anche ora che è parte delle antologie, è rimasta non addomesticabile. Parola dopo parola i Canti Orfici vanno a comporre quella parabola umana che lo vide protagonista di un amore tormentato per Sibilla Aleramo – i luoghi dove divampò la passione fra i due sono ancora oggetto di pellegrinaggio – e poi di frequenti ricoveri in istituti psichiatrici, dai quali immancabilmente tentava la fuga (un'evasione non riuscita pare fu all'origine delle ferite che causarono la sua morte, nel 1832, a soli 36 anni).

Una vita breve ma ancora esplorata solo a tratti, in particolare per via dell'abitudine di Campana di compiere lunghi viaggi – toccò buona parte dell'Europa, ma forse anche l'Argentina – sui quali i resoconti sono frammentari. Di certo non esiste un metro nei sentieri intorno a Marradi che non abbia solcato durante le passeggiate che costellavano le sue giornate.

Per avvicinarsi a quella vita breve e mai rettilinea è sufficiente allontanarsi di pochi metri dalla provinciale, che discende fino a Brisighella. Da lì il percorso conduce di nuovo a Riolo Terme attraverso le Calbane: 3,5 km con pendenza media al 5,1%.

Luoghi di interesse

Casola Valsenio / Pieve di Sant'Apollinare / Palazzuolo sul Senio / Badia di Susinana / Marradi / Fontana e pozze sul Lamone a Crespino / Quercia monumentale di Chiozzano a Fognano / Pieve del Tho / Brisighella / Grotta della Tanaccia

PERCORSO PASSO CARNEVALE


ANELLO RIDE PASSO CARNEVALE 79,6 chilometri - Medio
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il passo del Carnevale, una salita medio-lunga, piuttosto pedalabile, è l'unica vera asperità della giornata, in un percorso dove le vallate presentano comunque dei saliscendi

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Il percorso che ha il nome più colorito, sinonimo di festeggiamenti qualora si sia nati nell'Europa mediterranea, a New Orleans o in America del sud, è in realtà un pellegrinaggio laico sulla scia della manciata di giorni che, nel 1849, proiettarono la Romagna nella contemporaneità. Se a Philadelphia tutto parla della guerra di indipendenza americana, il Risorgimento italiano vanta in questo frammento di Appennino uno dei suoi templi a cielo aperto, in una terra in cui la memoria del passaggio di Garibaldi è ancora ovunque. L'eroe dei due mondi, nel 1849, arrivò qui dopo essere scampato alla disfatta della Repubblica Romana, creatura di Giuseppe Mazzini sopravvissuta per poco più di qualche mese al termine del biennio rivoluzionario europeo.

Il percorso che segue il passo del Carnevale corre in equilibrio su quello che allora era il confine fra i possedimenti di Firenze e quelli di Roma, e che nella prima metà dell'Ottocento avrebbe visto avvicendarsi da un lato la prima Repubblica Italiana presieduta da Napoleone (a nord, in Emilia Romagna), poi addirittura l'Impero francese (sul fronte toscano), fino appunto alla Repubblica Romana.

Il confine corre poco dopo Casola Valsenio, superata la [[pieve di Sant'Apollinare]], ricostruita a inizio '900 su basi che vanno indietro del tempo fino allo stile romanico.

La Toscana dà il suo benvenuto con la [[Badia di Susinana]], poco più a valle di Palazzuolo, complesso monastico risalente all'XI secolo, dove a inizio '300 fu sepolto Maghinardo Pagani, signore di queste terre ricordato anche nella Divina Commedia.

Il passo del Carnevale, che congiunge Palazzuolo a Marradi, è pedalabile: i 4,8 chilometri al 5,7% di pendenza media corrono per lunghi tratti in mezzo ai boschi, alternati a graziosi panorami sulle vallate del Senio e del Lamone.

Non è chiaro quale percorso abbia seguito Garibaldi in fuga da Ravenna (dove Anita aveva appena perso la vita) fino a Follonica: di sicuro transitò per Modigliana e Palazzuolo, nel mezzo è possibile abbia seguito i sentieri che oggi uniscono Popolano, Valnera, il Monte Gamberaldi e Gruffieto.

Il ritorno in Romagna è scandito nuovamente da Maghinardo Pagani e dalle rocche in cui quell'epoca lasciò la sua impronta, come quelle di [[San Martino in Gattara]] e [[San Cassiano]], sulle quali gli studi sono appena agli inizi. Da [[Brisighella]] si fa poi di nuovo rotta per Riolo Terme attraverso il passo delle Calbane: 3,5 km con pendenza media al 5,1%.

Luoghi di interesse

Pieve di Sant'Apollinare / Palazzuolo sul Senio / Badia di Susinana / Marradi / San Martino in Gattara / Ruderi della rocca di San Cassiano / Brisighella

PERCORSO MONDIALI


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Ventisette chilometri fra i [[vigneti]] e le [[cantine]] che sono un susseguirsi di salite e discese nella massima espressione della bicicletta – i campionati mondiali di ciclismo – ma anche un inno alla voglia di vivere dell'umanità, in particolare di quella sua porzione che il 27 settembre 2020 si radunò sui colli di Riolo Terme per assistere al mondiale vinto dal predestinato francese Julian Alaphilippe, trionfatore dopo l'inseguimento mozzafiato cui lo costrinse il fiammingo Wout Van Aert.

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Le salite del Mazzolano (2,7 chilometri al 6,1%, con pendenze al 13%) e della Gallisterna (2,7 chilometri al 6,4%, con un tratto di 1,4 chilometri al 10,6%, condito da micidiali punte al 15%) portano ancora le tracce di quella gara, dipinte sulle strade con i colori dei tifosi e dei campioni che quel giorno, nel bel mezzo di uno degli anni più difficili della storia, il 2020, avevano comunque scelto di esserci, di arrivare qui da Francia, Belgio, Svizzera, Slovenia, Danimarca, ma anche dall'Australia, dagli Stati Uniti, dal Giappone, dalla Colombia o dal Ruanda.

La scalata al Mazzolano, inframmezzata da una ripida discesa, e quella alla Gallisterna, cui si arriva dopo aver costeggiato [[Riolo]] e la cittadella delle [[Terme]], sono ancora scandite dalle scritte sull'asfalto lasciate dai tifosi, quasi a disegnare il ritmo di due ascensioni che metro dopo metro diventano un pellegrinaggio laico, un tributo a quell'equilibrio di pedali e rapporti immutato da più di un secolo proprio perché così perfetto, che in questa porzione di Romagna trova un numero di adepti con pochi paragoni nel mondo.

Le due salite sono dure, durissime. Eppure basta alzare la testa, allungare lo sguardo oltre la strada – le pendenze in molti punti lo consentono – per accorgersi all'improvviso di pedalare sullo spartiacque fra Emilia e Romagna, in equilibrio sopra una tempesta geologica di [[calanchi]], con sullo sfondo la [[Vena del Gesso]]. Una panorama dove anche il Rio Sanguinario, torrente che funge da confine fra le province di Bologna e Ravenna, scorre fluido verso il mare, accompagnando la discesa di chi, lanciatosi in picchiata verso la bandiera a scacchi dell'[[autodromo]] dopo aver domato la Gallisterna, può dire a ragione di essere ormai parte del paesaggio.

Luoghi di interesse

Centro storico di Riolo Terme / Cantine / Autodromo / Natura

PERCORSO DOZZA IMOLA


ANELLO RIDE DOZZA E IMOLA 117,42 chilometri - Difficile
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La lunga salita del valico del Paretaio (7,8 chilometri al 5,7%) e quella scavata fra i gessi che conduce al Monte della Pieve (8,3 chilometri al 5,7%) rendono estremamente impegnativa una giornata già ricca di saliscendi, dal chilometraggio rilevante

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Pietro Zangheri, il più grande naturalista della Romagna, non aveva dubbi circa i confini della terra in cui era nato: lo spartiacque appenninico a sud, l'Adriatico a est, il corso del Reno a nord.

Limiti geografici dettati dall'orografia, immodificabili se non nell'arco di svariate generazioni, sui quali l'accordo era ed è unanime.

Più complicato pronunciarsi sul «fronte occidentale», che Zangheri poneva in corrispondenza del Sillaro, e che ancora oggi è oggetto di feroci dibattiti, fra chi vorrebbe Imola in Emilia – ponendo il confine proprio sul Rio Sanguinario, teatro di un'atroce battaglia fra bolognesi e ravennati – e chi la considera Romagna a tutti gli effetti. Il percorso che conduce a Dozza è quello che più si spinge verso l'Emilia, raggiungendola nel modo più complicato possibile, attraverso una serie di saliscendi appenninici che disegnano un percorso aspro, frastagliato, in aperta antitesi rispetto alla dimensione pianeggiante che la via Emilia ha tentato di imporre al territorio.

Da Riolo Terme l'anello punta deciso in direzione sud, verso il confine con la Toscana e Palazzuolo sul Senio, da cui parte la salita per il valico del Paretaio. Sono 7,8 chilometri al 5,7% di pendenza media, che conducono a quasi 900 metri di quota. Una direttrice a scarsissima percorrenza automobilistica, dove ai lati della strada la fitta vegetazione si alterna a panorami mozzafiato sulle vallate del Senio e del Santerno. Da qui il percorso scende in direzione di Moraduccio (nei pressi la [[Cascata del Fosso Canaglia]] e il borgo fantasma di [[Castigliocello]]) e Castel del Rio, il borgo del [[Ponte degli Alidosi]], per poi proseguire verso Fontanelice e la salita che conduce a Gesso. Si è vicini alla pianura, ma la strada è comunque capace di salire per 8,3 chilometri con una pendenza media del 5,7%, e alcuni tratti al 10%. Arrivati in cima ci si incunea fra le ultime propaggini della Vena del Gesso: a est si nota la cima del Monte dell'Acqua Salata, a ovest quella di Gesso. I metri in salita non sono finiti: prima di toccare la via Emilia la strada sale infatti leggermente fino a [[Dozza]], grazioso borgo collinare, secondo molti ultimo avamposto della Romagna, noto in particolare per la [[Rocca Sforzesca]]. Nella chiesa dell'Assunzione è presente un dipinto del Palmezzano, la Madonna col Bambino fra i santi Giovanni Battista e Margherita. Il ritorno a Riolo è scandito dall'attraversamento di [[Imola]] e dell'[[autodromo]], da una parziale salita al Bergullo, e dal passaggio attraverso il colle della Serra.

Luoghi di interesse

Casola Valsenio / Palazzuolo sul Senio / Borgo fantasma di Castiglioncello / Cascata del Fosso Canaglia / Castel del Rio con il Ponte degli Alidosi / Dozza con la Rocca Sforzesca e la chiesa dell'Annunziata / Imola / Autodromo di Imola

PERCORSO BASSA ROMAGNA


ANELLO RIDE BASSA ROMAGNA 81,5 chilometri - Facile
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Un tour della Bassa Romagna quasi interamente pianeggiante, con la sola eccezione della sequenza di strappi dei Vernelli

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Per capire la malattia dei romagnoli per la bici – in particolare della loro stirpe più ciclistica, quella cioè cui appartengono coloro che pedalano fra Faenza e Lugo – scorrere la lista dei campioni delle due ruote nati da queste parti può non essere sufficiente. L'avvicendarsi nell'albo d'oro delle vittorie di tappa al Giro e al Tour di Giuseppe Minardi, Aldo Ronconi, Vito Ortelli, Davide Cassani, Roberto Conti e Fabiano Fontanelli coincide infatti solo con alcuni capitoli della storia del pedale da queste parti, che, come il percorso che esplora la Bassa Romagna, comincia in collina.

La strada che da Riolo Terme scende in direzione di Castel Bolognese – e poi giù giù verso Solarolo, Bagnara di Romagna, [[Lugo]] e [[Bagnacavallo]], in un arabesco di strade di secondaria importanza pensato per evitare le grandi direttrici – è la stessa che copriva con cadenza quotidiana Alfredo Oriani, tra i più accaniti fan della bici già alla fine dell'Ottocento.

Benché le sue avventure di centinaia di chilometri avessero all'epoca pochi eguali in Europa, Oriani era tutt'altro che il solo a misurare il mondo a colpi di pedale. A Faenza e dintorni la bicicletta aveva già sedotto la popolazione, al punto che l'allora sindaco emanò un'ordinanza per vietarne l'uso.

Scese allora in campo niente meno che il Touring club italiano, il quale, spalleggiato da Oriani – la cui attrazione fatale per la bici era seconda solo a quella per le baraonde – nel giugno 1894 organizzò una manifestazione di piazza volta a spingere l'amministrazione a ritirare l'ordinanza. Non mancarono tafferugli che costrinsero la cavalleria a intervenire per scortare i ciclisti fuori città: la bici però aveva vinto.

E' proprio quando il percorso punta di nuovo in direzione delle colline, attraversando [[Cotignola]], che si sfoglia una piccola grande pagina del ciclismo, testimonianza di quanto sia incontenibile, viscerale, la passione dei romagnoli per la bici: era il 2014, e durante la sua nona tappa il Giro d'Italia toccò proprio Cotignola. La carovana rosa fu letteralmente bloccata dai tifosi, autori di una pacifica invasione di strada finalizzata ad offrire dolciumi ai corridori.

E' con nelle gambe quest'atmosfera che nel finale si affronta, dopo aver superato [[Faenza]], la sequenza di strappi dei Vernelli – 800 metri al 10%, con punte al 15%: strappi che al termine di una giornata passata sulla bici paiono infiniti, ma che in cima regalano un panorama mozzafiato sui [[vigneti]] di Tebano.

Luoghi di interesse

Riolo Terme / Mulino Scodellino di Castel Bolognese / Lugo / Piazza Nuova di Bagnacavallo / Faenza

PERCORSO ANTICHI CALANCHI


ANELLO RIDE ANTICHI CALANCHI 69,3 chilometri - Medio
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Un percorso di media lunghezza ma reso impegnativo dalle continue ripide salite scavate fra i calanchi, le quali ad eccezione di un tratto che costeggia il centro storico di Faenza non danno tregua per tutta la giornata.

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Il percorso è un tributo alla geologia, all'azione perenne della pioggia sulle pendici dell'Appennino, alla sua attività di escavazione fra le argille che porta alla luce quella verità calcarea che solca l'Italia da nord a sud per mille chilometri.

I calanchi sono i veri protagonisti di strade dove l'azione ingegneristica dell'uomo si è solo potuta piegare alle coordinate stabilite dalla natura, formando un tracciato che è una dicotomia di vigneti, rocche e castelli, cifra stilistica di un paesaggio che l'avvento dell'industrializzazione è riuscito a incidere solo in superficie.

Il [[Sangiovese]] – vitigno romagnolo per eccellenza – è ancora il sovrano dei colli che si spalancano a fianco della strada che, attraverso il passo delle Calbane (3,6 km con pendenza media al 5%), conduce a Brisighella.

La rocca di Riolo Terme e la [[Torre del Marino]] sono il prologo di una teoria di castelli che da Brisighella e dalla sua [[rocca veneziana]] si sussegue ininterrotta.

Queste colline erano un terreno fertile per chiunque cercasse materiali per erigere fortini: arrivati in vetta al passo della Carla (1,2 chilometri al 9,2% di pendenza media, con punte al 12%) è possibile ammirarli in quello che è quasi un 360 gradi. Da una parte il monte di [[Rontana]] e [[Monte Mauro]] – qui la vegetazione cela i resti delle rocche – dall'altra il [[Castellaccio della Pietramora]] e, poco più a sud, il rilievo di Ceparano, sulla cui vetta è seminascosto dalla vegetazione il castello oggetto di scavi archeologici, ancora in ottimo stato di conservazione.

Qui era lo Spungone il materiale adottato per le costruzioni, ricavato da un affioramento aspro quanto la salita che da Moronico sale verso la Pietramora, per 5 chilometri al 5,1% di pendenza, resa durissima dal sole a picco e da un lungo tratto fra il 10 e il 14%.

La strada non dà tregua: il «muro» di via Croce – novecento metri alla media del'11,2%, con due tratti al 15% – non lascia neppure riprendere fiato. Da San Mamante segue un breve tratto in salita in direzione di Oriolo: si pedala nelle terre del [[Centesimino]], vitigno coltivato esclusivamente qui, in 21 ettari proprietà di sole otto cantine. Il tratto di pianura che accompagna sotto le mura di [[Faenza]] anticipa la nuova salita in direzione di Castel Raniero e dei poderi de La Berta. Concludono la giornata il falsopiano in direzione della Pideura e gli strappi dei Vernelli (800 metri al 10% di pendenza media, con punte al 15%).

Luoghi di interesse

Riolo Terme / Brisighella / Castellaccio della Pietramora e castelli nelle vicinanze (Rontana, Ceparano, Monte Mauro) / Cantine di Oriolo / Faenza / Cantine di Castel Raniero

PERCORSO ALTO SANTERNO, MUGELLO E ALTO SENIO


ANELLO RIDE ALTO SANTERNO, MUGELLO E ALTO SENIO 126,65 chilometri - Molto difficile
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Da vedere

Due salite lunghe e regolari, tipiche dell'alto Appennino, disegnano un percorso quasi “alpino”, in cui il passo del Prugno è solo un prologo rispetto alla Raticosa e al Valico del Paretaio: i chilometri di pura salita sono oltre cinquanta.

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Una regata nel mondo di Alfredo Oriani, sulla scia di quelle prime scorribande di cui si rese protagonista agli albori dell'epopea della bicicletta, quando le strade erano sterrate, i cambi inesistenti, le ruote fragilissime e i pedali a scatto fisso.

Anni in cui solo un visionario poteva pensare di domare quel «cavallo a pedali» e farne un mezzo con cui solcare l'Italia.

Il percorso che da Riolo Terme risale la vallata in direzione di Casola non può non omaggiarlo transitando davanti alla casa in cui Oriani visse per gran parte della vita, oggi il museo del [[Cardello]], affacciato sulla provinciale non lontano dall'altrettanto imperdibile [[Abbazia di Valsenio]].

E' però puntando le ruote in direzione del passo del Prugno (5,6 km al 5,9%) – poco dopo aver superato il [[Giardino delle Erbe Rinaldi Ceroni]] (uno dei due orti botanici della Romagna) – e di Fontanelice che ci si immerge davvero nel mondo di Alfredo Oriani, sulla scia del viaggio di seicento chilometri che compì nel 1897, quando la bicicletta così come la conosciamo oggi – con la pedalata che trasmette il moto alla ruota posteriore – esisteva appena da dodici anni.

In quell'avventura di seicento chilometri – che Oriani arrotondò a mille, cedendo alla sua caratteristica propensione per l'iperbole – l'autore non doveva essere solo: il suo compagno di viaggio, però, non si presentò al via, lasciandolo a scalare e discendere montagne e colline della Romagna e della Toscana.

Giunti a Castel del Rio, il borgo del caratteristico [[Ponte degli Alidosi]], la strada comincia a salire in direzione del passo della Raticosa: 22 km al 3,6%. Una salita lunga, regolare, pressoché priva di traffico, dove una volta acquisito il ritmo è la mente a prendere il largo sull'oceano verde della vegetazione circostante. A dare di nuovo il benvenuto nella valle del Santerno è il [[Sasso di San Zanobi]], un frammento di crosta oceanica scampato alla subduzione (quello che i geologi chiamano un'ofiolite). Posto quasi al limite occidentale della Romagna, è un luogo in cui chiunque sia nato da queste parti va almeno una volta nella vita.

Superata [[Firenzuola]] – il comune più fieramente fiorentino fra quelli della Romagna toscana – è il valico del Paretaio, anch'esso una saluta lunga e regolare, composta da 10 km al 5,9%, a ricondurre verso Palazzuolo, Casola Valsenio e Riolo Terme.

Luoghi di interesse

Il Cardello / Abbazia di Valsenio / Giardino delle Erbe Rinaldi Ceroni / Ponte degli Alidosi / Sasso di San Zanobi / Palazzuolo su Senio

ANELLO RIDE VECCHIA SELICE


ANELLO RIDE VECCHIA SELICE 104,5 chilometri - Facile
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Da vedere

La salita al Mazzolano è l'unico vero ostacolo della giornata, dedicata all'esplorazione della pianura, prima di fare ritorno a Riolo Terme passando per le forche caudine dei Vernelli

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Non esiste una sola spiegazione dinanzi alla passione tutta romagnola per il ciclismo, che in particolare nel triangolo compreso fra Imola, Faenza e Lugo conta un numero di appassionati con pochi paragoni nel mondo.

Da queste parti tutti, ma proprio tutti, hanno in famiglia almeno una bici da corsa: uno dei tanti perché al radicamento della bicicletta da queste parti ha un nome e una data di nascita, e cioè i Campionati mondiali di ciclismo del 1° settembre 1968, disputati proprio a Imola, su un anello che prevedeva il circuito oggi intitolato a Enzo e Dino Ferrari (come sarebbe accaduto più di mezzo secolo dopo per l'edizione 2020) e la salita dei Tre Monti.

Il mondiale vinto da Adorni (corridore quasi di casa: è infatti emiliano), vero e proprio spartiacque nella passione romagnola per i pedali, vide a bordo strada decine di migliaia di tifosi, intenti a guardare nel volto uno dopo l'altro eroi della bicicletta quali Eddy Merckx, Felice Gimondi, Raymond Poulidor, Jacque Anquetil, Rik Van Looy, Gianni Motta, Johny Schleck (padre dei più noti Andy e Frank).

Il percorso dedicato alla Vecchia Selice nei suoi primi chilometri si discosta di poco da quella rotta: da [[Riolo Terme]] si sale lungo il colle del Mazzolano – 2,4 km al 6,5% di pendenza media, con lo scollinamento in coincidenza con il Rio Sanguinario, che divide le province di Ravenna e Imola – per poi raggiungere Imola dopo aver attraversato l'[[autodromo]].

Da lì in poi è una lunga dichiarazione d'amore alla pianura, che con la sua regolarità spiana la strada a quel moto perpetuo di gambe e catena di trasmissione che è la bicicletta. Il percorso fa dunque rotta per Mordano e Bubano – cuori pulsanti della storica Coppa Placci – e poi ancora Massa Lombarda, Conselice e il Ducato di Fabriago, [[con il suo caratteristico castello]].

Un paesaggio in cui sono ancora visibili i confini della [[centuriazione romana]], un metodo di sistemazione del territorio rurale che ha fra i suoi eredi le lunghe strade rettilinee come quella che da Bagnacavallo conduce senza sussulti fino a [[Faenza]]. Prima che l'anello si chiuda, di nuovo in direzione di Riolo Terme, c'è un ultimo ostacolo da superare: la sequenza di strappi dei Vernelli, 800 metri al 10% di pendenza media, con punte al 15%.

Luoghi di interesse

Autodromo di Imola / Castello del Ducato di Fabriago / Centuriazione romana / Piazza Nuova di Bagnacavallo / Faenza

ANELLO RIDE MONTE BUSCA E MONTE TREBBIO


ANELLO RIDE MONTE BUSCA E MONTE TREBBIO 113,7 chilometri - Difficile
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Da vedere

Le salite di Pieve del Tho, del Monte Trebbio e del Monte Busca, da affrontare in sequenza, costituiscono le tre maggiori asperità della giornata, interamente dedicata alle scalate.

Scopri di più

Per tutti i romagnoli è «il vulcano del Monte Busca». La fontana ardente all'origine delle fiamme eterne che bruciano sulla cima del rilievo posto fra Tredozio e Portico è una delle peculiarità dell'appennino romagnolo, un luogo iconico in cui chiunque sia nato fra Imola e Gabicce si reca almeno una volta nella vita.

Quello del [[Monte Busca]] non è ovviamente un vulcano, ma un affioramento di gas naturale, che in passato si tentò anche di sfruttare dal punto di vista commerciale, con esiti però da dimenticare.

Il percorso che risale il Monte Busca (6 km con pendenza media al 6,2%) transita poco lontano dalla fontana ardente, raggiungibile a piedi. Il pellegrinaggio in direzione delle fiamme eterne comincia però molto prima, con due salite una dopo l'altra, che da Riolo conducono prima a [[Brisighella]] e poi a Modigliana. Si tratta delle Calbane (3,6 km con pendenza media al 5%) e della lunga rampa che dalla chiesa romanica di [[Pieve del Tho]] conduce a Modigliana (7,5 km costantemente immersi nella vegetazione, al 5,2% di pendenza media).

Il Monte Busca – cui si giunge dopo aver attraversato Modigliana e [[Tredozio]] – è solo la seconda grande asperità della giornata. Superate Portico e Rocca San Casciano la strada risale infatti in direzione del Monte Trebbio.

La scalata – 6,4 chilometri al 6% di pendenza media, con vari tratti sopra il 10% – è ormai scolpita nella storia del ciclismo. Fu qui, durante la seconda tappa della Settimana Coppi e Bartali del 2006, che un giovanissimo Vincenzo Nibali lanciò l'attacco in solitaria che l'avrebbe poi portato a tagliare il traguardo posto a Faenza a braccia alzate, in quella che era la prima vittoria da professionista della sua carriera.

Come allora, una volta superato il passo il percorso si spinge fino a Modigliana: la discesa, molto ripida, presenta comunque dei tratti da compiere in tranquillità, consentendo di apprezzare il panorama sulla [[Rocca dei conti Guidi]], particolarissima perché sezionata verticalmente. Indebolita da ripetuti terremoti che a inizio Novecento ne comportarono il crollo di un'abbondante porzione, la rocca si presenta intatta o ridotta a un rudere, a seconda del punto da cui la si osserva.

All'altezza di Marzeno, discendendo la vallata, il percorso fa rotta per Brisighella e Riolo Terme, attraverso il passo della Carla (1,2 km al 9,2% di pendenza media) e di nuovo quello delle Calbane (3,5 chilometri con una pendenza media del 5,1%, caratteristico per i tornanti del Monticino che dominano Brisighella). Le ultime due fatiche della giornata.

Luoghi di interesse

Brisighella / Pieve del Tho / Modigliana / Tredozio / Fontana ardente del Monte Busca / Portico / Rocca San Casciano

ANELLO RIDE CASTELLO DI CASTROCARO TERRA DEL SOLE


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